L'empatia come base naturale della convivenza umana.
- Angelo Demo
- 16 lug
- Tempo di lettura: 3 min
«Se riuscissimo a metterci nei panni degli altri, tanto da sentire gli altri come fossimo noi, non avremmo più bisogno di leggi… Per questo bisognerebbe fare teatro nelle scuole, perché l’esercizio di mettersi nei panni degli altri può farci diventare veramente una società migliore.»
Con queste parole, Pëtr Alekseevič Kropotkin, filosofo e scienziato russo, illuminava la via verso una società più empatica e solidale. Nel cuore della filosofia di Kropotkin si trova infatti un concetto semplice ma potentissimo: l'empatia come base naturale della convivenza umana.
L'empatia non è solo comprensione, è la capacità di sentire davvero ciò che sente l’altro, di percepire emozioni, bisogni, desideri come se fossero i propri. Quando l’empatia diventa parte integrante della nostra quotidianità, si trasformano le relazioni personali, sociali e perfino politiche.
Come possiamo allora coltivare questa empatia fin dai primi anni di vita?
Kropotkin indica una strada concreta e affascinante: il teatro nelle scuole.
Fare teatro, infatti, non significa solo imparare a recitare o conoscere opere letterarie; significa esercitarsi a "diventare" qualcun altro. Il teatro permette di sperimentare punti di vista diversi, vite diverse dalla propria, e farlo attraverso un coinvolgimento emotivo diretto, senza filtri.
Educare all’empatia tramite il teatro porta risultati tangibili: i bambini e i ragazzi imparano a gestire le proprie emozioni, a comprendere quelle degli altri, e sviluppano capacità relazionali straordinarie che li accompagneranno tutta la vita.
Il progetto “YourSELFIE, la scelta di essere sé stessi”, a cura di Febo Teatro, focalizza l'attenzione su uno dei temi centrali dell’adolescenza: la scoperta della propria identità e il coraggio di viverla pienamente. Grazie al lavoro diretto con i giovani, è apparso chiaro quanto sia difficile, in questa fase della vita, prendere consapevolezza della propria identità senza lasciarsi condizionare dall'ambiente esterno, dalle mode e dalle opinioni altrui.
La psicoterapeuta Barbara Forresi sottolinea come, secondo recenti studi, proprio durante l'adolescenza maturi pienamente la capacità di essere empatici, strettamente legata allo sviluppo cognitivo. È quindi molto frequente che gli adolescenti non abbiano ancora sviluppato tutte le complesse competenze cognitive ed empatiche necessarie per comprendere e sostenere adeguatamente un amico in difficoltà.
Anche l'attore Elio Germano, in occasione della sua partecipazione al programma Che tempo che fa, ha ribadito con forza questo concetto, sottolineando come l'esperienza teatrale sia essenziale per imparare davvero a comprendere gli altri, migliorando così le relazioni e costruendo una società più unita e solidale.

Questo tipo di esperienza, ha aggiunto l’attore, aiuta non solo a migliorare i rapporti interpersonali, ma contribuisce anche alla creazione di una comunità più coesa, inclusiva e capace di affrontare le difficoltà con spirito di solidarietà.

Una leggenda affascinante che circola sul web racconta che, quando bisogna trasportare un elefante in aereo da un paese all'altro, nella sua gabbia vengono messi dei pulcini.
Secondo la leggenda, nonostante la sua mole imponente, l’elefante avrebbe un’enorme paura di fargli del male. Per questo motivo, durante tutto il volo rimarrebbe perfettamente immobile, per non rischiare di schiacciarne nemmeno uno. Questa storia prosegue sottolineando che alcuni scienziati, affascinati dal presunto comportamento dell'elefante, avrebbero studiato il suo cervello scoprendo cellule fusiformi, neuroni legati all'empatia e alla coscienza sociale.
Sebbene questa narrazione non abbia fondamenti reali, rappresenta una metafora potente sull'empatia e sulla capacità innata degli esseri viventi di rispettare gli altri.
Lo spirito di Cena ConSenso è proprio questo: costruire empatia, far incontrare storie diverse, e stimolare la capacità di "sentire" profondamente gli altri.
Cena ConSenso nasce come un’esperienza emotiva e sensoriale che invita le persone a cambiare punto di vista, ad aprirsi a nuove percezioni e a confrontarsi in modo autentico con l’altro. Durante la cena, si sperimentano situazioni che stimolano non solo il corpo e i sensi, ma anche l’intuizione, quel senso profondo che ci consente di cogliere ciò che l’altro prova, anche senza parole.
L’obiettivo è proprio quello di uscire dai soliti schemi relazionali, mettendosi in gioco per sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva e relazionale. Comprendere, anche solo per un attimo, cosa significa vivere con una percezione alterata o diversa del mondo aiuta a generare empatia vera, quella che nasce dall’esperienza e non solo dall’intelletto. È solo cambiando prospettiva che si può davvero comprendere la complessità dell’altro e costruire relazioni più profonde, inclusive e rispettose.
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