Lingua dei segni in classe: un ponte verso una scuola davvero inclusiva
- Stefania di Donne Smart
- 7 ott
- Tempo di lettura: 4 min
E' da poco iniziato l'anno scolastico e, tra l'odore dei libri nuovi e le voci eccitate nei corridoi, quest'anno in alcune scuole italiane si avverte anche un profumo di futuro: l'introduzione della Lingua dei Segni Italiana (LIS) come parte integrante del percorso educativo. Imparare a comunicare senza l'uso dei suoni, affidandosi alle mani e allo sguardo, rappresenta un vero cambio di prospettiva.
Non si tratta semplicemente di una nuova materia, ma di un passo fondamentale verso l'apertura di un mondo che, per troppo tempo, è rimasto invisibile.

Superare il muro dell’oralismo
La strada per valorizzare la LIS nelle aule è stata lunga e difficile. Per oltre un secolo, la scuola italiana ha adottato una prospettiva esclusivamente oralista sulla sordità, concentrandosi sulla lingua parlata e sulla lettura labiale.
Questo approccio fu rigidamente formalizzato nel 1880, quando un congresso tenutosi a Milano stabilì addirittura l'esclusione delle lingue dei segni dagli ambienti scolastici. Una decisione che ha costretto intere generazioni di studenti sordi a "nascondere" la propria lingua naturale.
Oggi, fortunatamente, questo muro sta cadendo.
La svolta decisiva è arrivata recentemente: nel 2021, con il Decreto-Legge 41, lo Stato italiano ha riconosciuto ufficialmente la Lingua dei Segni Italiana (LIS) e la Lingua dei Segni Tattile (LISt). Poco dopo, un decreto del 2022 ha istituito la professione di interprete LIS.
Questo riconoscimento ufficiale della LIS e della LIS tattile come lingue della Repubblica, insieme alla figura dell'interprete, ha rappresentato una svolta culturale e giuridica che ha finalmente aperto la strada al mondo della scuola.
Il valore aggiunto della LIS per tutti

Introdurre la LIS a scuola non è solo un atto di giustizia nei confronti di chi non può sentire. È un modo per insegnare a tutti i ragazzi e i bambini che la comunicazione è un universo variegato, che può assumere mille forme, tutte ugualmente ricche.
La LIS non è più vista unicamente come uno strumento di supporto, ma come una lingua a tutti gli effetti, dotata di dignità pari alle lingue parlate.
Il cambiamento più profondo è scoprire che l'apprendimento della lingua dei segni arricchisce tutti, udenti inclusi.
Ci ricorda che la comunicazione non è esclusivamente fatta di parole, ma si esprime anche attraverso gesti, sguardi e silenzi. Per chi la impara, la LIS offre la possibilità di crescere non solo in termini di comunicazione, ma anche di consapevolezza culturale.
La LIS nelle Scuole Italiane: progetti e sfide
Non sono solo le leggi a spingere il cambiamento; nelle classi italiane si stanno già sperimentando modi innovativi di intendere l'inclusione.
Ci sono diverse iniziative concrete che stanno abbattendo le barriere comunicative:
• In Piemonte, il progetto “Bilinguismo Italiano-LIS” ha coinvolto oltre 1.400 studenti e centinaia di docenti, portando la lingua dei segni come strumento di crescita per l'intera comunità scolastica.
• In Veneto, il piano triennale 2024–2026 prevede l'istituzione di corsi e laboratori specifici per avvicinare bambini e ragazzi alla LIS.
Alcune scuole primarie hanno persino avviato percorsi di "familiarizzazione" alla LIS per tutti gli alunni, trattandola alla pari di una seconda lingua, come l'inglese o il francese. Questo è un gesto semplice ma profondamente rivoluzionario, poiché mette i bambini in contatto con una forma di comunicazione non verbale.
La Necessità di Rigore e Standardizzazione
Nonostante il riconoscimento giuridico e gli sforzi locali, le scuole in generale sono ancora indietro. I bambini sordi seguono le stesse classi degli udenti, supportati da insegnanti di sostegno e assistenti alla comunicazione, ma spesso la LIS non è realmente valorizzata e il suo utilizzo dipende dalla "buona volontà dei singoli".
Per colmare questo divario, la ricerca sta lavorando per integrare la LIS nel sistema educativo. Progetti come SignLEF e ProSign hanno adattato il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER) — lo standard che definisce i livelli A1, B2, C1 delle lingue parlate — anche alla LIS. Il progetto SignLEF ha specificamente valorizzato la cultura sorda e l'approccio visivo-gestuale, stabilendo che i video sono la forma "scritta" della LIS e riconoscendo i segnanti sordi nativi come modello di competenza massima.
Innovazione e Formazione
Parallelamente all'attività in classe, la tecnologia offre nuove opportunità: progetti europei come ISENSE stanno esplorando l'uso della realtà virtuale (VR) per l'insegnamento della LIS, permettendo agli studenti di interagire con avatar in lingua dei segni.
Inoltre, le università svolgono un ruolo cruciale formando nuove figure professionali: interpreti e mediatori culturali in LIS, essenziali per portare competenze linguistiche e sensibilità sociale non solo nelle scuole, ma in tutta la vita quotidiana.

Certo, la sfida è complessa. Mancano talvolta insegnanti adeguatamente formati, le risorse non sono uguali in tutte le regioni, e c'è il rischio che queste iniziative restino progetti "spot". La direzione, tuttavia, è inequivocabile: una scuola capace di parlare più lingue, comprese quelle delle mani, è una scuola più aperta, empatica e umana.
Vedere bambini e ragazzi che imparano a esprimere concetti come "amico" o "grazie" con le mani è molto più di una novità didattica; è la prova concreta che la scuola può, e deve, insegnare a costruire ponti, invece che muri.
Ed è proprio qui che nasce il senso più profondo di Cena ConSenso: riconoscere il valore dell’ascolto, anche quando non passa dalle parole.
Come la LIS insegna a comunicare con gli occhi e con il cuore, così ogni incontro del nostro format vuole essere un esercizio di empatia e di linguaggio condiviso, verbale o silenzioso che sia.
Perché costruire consenso significa, in fondo, imparare a “parlarsi con le mani”, con la presenza, con l’intenzione di capire davvero l’altro.
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